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Storia
Detta San Jacopino per le ridotte dimensioni, la chiesa esisteva fino dal XIII secolo e prospettava sulla piazza che ancora oggi conserva il nome dell'antica chiesa ormai demolita.
Attorno al 1250, Ser Salvi di Benincasa della Burella, che forse l'aveva fatta costruire, ne fece dono al convento di Santa Maria Novella da cui la chiesa dipese fino alla fine del settecento, anche per il servizio religioso.
Per secoli, la scarsa popolazione di questa zona del suburbio occidentale rimase divisa fra diverse parrocchie, soprattutto Santa Maria Novella.
Essendo piano piano cresciuto il numero degli abitanti, il 1° marzo 1781 San Jacopino fu dichiarata parrocchia e del suo territorio entrarono a far parte abitazioni di San Donato in Polverosa (dalla quale ereditò anche una parte del nome) e San Biagio a Petriolo e tutte quelle abitazioni di Santa Lucia sul Prato e di Santa Maria Novella che si trovavano fuori dalle mura cittadine.
Nel popolo ebbe grande venerazione un’immagine di Gesù Crocifisso, avente ai piedi la Madonna Addolorata e San Giovanni Evangelista, trasportata da San Pier Maggiore quando questa insigne chiesa andò in rovina (e fu poi distrutta nel 1793).
Dopo l’abbattimento delle mura nel 1865, la popolazione del rione andò progressivamente aumentando e la vecchia chiesa risultò assolutamente insufficiente.
Per iniziativa di Mons. Antonio Santoni, alla fine degli anni venti del secolo scorso, si iniziò a costruire una nuova chiesa, in posizione migliore, sull’ampia via Benedetto Marcello che era stata appena aperta.
Progettata dall’architetto Severino Crott in stile gotico, la chiesa fu inaugurata nel Natale del 1931 e fu consacrata dall’arcivescovo Card. Elia Dalla Costa l’8 luglio 1936.
La vecchia chiesa di San Jacopino venne abbandonata e, colpita da un bombardamento nel 1944, poi demolita.
Fonte: il vecchio sito della Parrocchia con qualche piccola integrazione da Wikipedia.
Photogallery
Lapide del 1936 (per la dedicazione della chiesa da parte del Card. Elia Dalla Costa) e lapide del 18152
Note alle foto
1 Foto tratte dal vecchio sito della Parrocchia, ma non se ne conoscono gli autori. Le più vecchie rientrano nel pubblico dominio; per eventuali richieste di attribuzione, vi preghiamo di contattarci.
2 Foto di ßøuñçêY2K rilasciate nel pubblico dominio.
3 Foto di Sailko rilasciate con licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 3.0 Unported.
Le foto di cui alle note 2 e 3 sono state tratte da Wikimedia Commons: qui è possibile visualizzarle e scaricarle con le dimensioni originali (più grandi!)
Approfondimenti
Dizionario Geografico Fisico della Toscana di Emanuele Repetti (1833)
Numero Scheda: | 26340 / 2303 |
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Denominazione: | S. Iacopino in Polverosa, S. Iacopo della Burella - Ponte dell'Asse, dell'Ascio |
Toponimo IGM: | Firenze (NO) |
x GB: | 1680277 |
y GB: | 4850334 |
volume - pagine: | v. 1; 2; 4; 6S, p. 162; 569; 519; 118, 195 |
comune - provincia: | FIRENZE - FI |
popolo: | S. Jacopo e S. Donato in Polverosa |
piviere: | |
comunità: | (Fiesole) Pellegrino |
giurisdizione: | Fiesole |
diocesi: | Firenze |
compartimento: | Firenze |
ducato/regno: | Granducato di Toscana |
Descrizione
IACOPINO (S.) IN POLVEROSA, già S. Iacopo della Burella nel suburbio occidentale di Firenze. - Contrada fuori della Porta al Prato, dalla quale prese il nomignolo la chiesa, poi monastero di S. Donato a Torri, ossia in Polverosa, convertito nella grandiosa Villa Demidoff; e di Polverosa costantemente si appella la chiesa parrocchiale di S. Iacopino, situata sulla strada Regia pratese o di Sesto, nella Comunità e circa un miglio toscano a libeccio dal Pellegrino, Giurisdizione di Fiesole, Diocesi e Compartimento di Firenze, dalla cui città è un sesto di miglio a ponente-maestro.
Portava una volta il nome di Polverosa non solo quel tratto di pianura che dalla Porta al Prato sino al di là di S. Donato in Polverosa e presso al Ponte a Rifredi si estende, ma ancora una porzione attualmente inclusa nella città, a partire dalla chiesa di S. Lucia sul Prato alla Porta di Polverosa; la quale ultima fu abbattuta con le mura della città, allorchè il primo Duca di Firenze vi sostituì la Fortezza da Basso. Restò bensì il nome alla superstite Via Polverosa, che alla Porta omonima conduceva traversando la via della Scala ed il podere Stiozzi, fra la Porta al Prato e la distrutta Porta Faenza. - Vedere Gio. Villani. Cronic. Lib. IX C. 256.
Parimente nel popolo di S. Lucia fra la Via Polverosa e la Porta al Prato fuvvi un ospedale detto di S. Eusebio in Polverosa edificato per i lebbrosi nel secolo XIII, in un tempo cioè, in cui quella porzione di paese non era compresa dentro l'attual cerchio di Firenze.
Egli è ben vero che lo spedale di S. Eusebio in Polverosa, anche dopo il terzo e ultimo ingrandimento della città, fu lasciato sulla piazza della Porta al Prato, dove si riceverono i lebbrosi fintanto che nel 1533 il suo locale fu assegnato alle monache di S. Anna. D'allora in poi l'ospedale di S. Eusebio venne traslocato nel monastero di S. Giuliano fuori delle mura di Porta Faenza, nel locale donde, a cagione dell'assedio della città, erano uscite poco innanzi le monache domenicane di S. Giuliano, sotto la cura dei frati di S. Maria Novella dello stess'Ordine de'Predicatori.
Era sin d'allora nella parrocchia di S. Maria Novella la chiesa di S. Jacopino in Polverosa, altrimenti detta alla Burella dalla famiglia fiorentina, dalla quale in origine la sua collazione dipendeva.
Avvegnachè l'oratorio medesimo nel secolo XIII apparteneva a maestro Salvi di Benincasa della Burella medico fiorentino, abitante nel popolo di S. Maria Novella, il quale nel 1250 donò, e poi nei 1271 ai 15 settembre confermò l'atto di donazione della chiesa di S. Iacopino, insieme con sei stiora di terra ed alcune case annesse, al capitolo e frati di S. Maria Novella rappresentati da fr. Aldobrandino Cavalcanti priore di quel convento. Il qual supriore con istrumento dei 27 aprile 1250 elesse il prete Salvi in cappellano amovibile della chiesa di S. Iacopino, che dichiarasi posta nel popolo di S. Maria Novella, e dipendente immediatamente dal priore di quei claustrali.
Non era peraltro ancora compito il secolo XIII quando l'oratorio di S. Iacopino in Polverosa venne eretto in cappellania suburbana del piviere maggiore di S. Reparata, ossia di S. Giovanni di Firenze.
Nel 1736 la stessa chiesa fu riedificata, o restaurata, a spese dei frati di S. Maria Novella, i quali nel 1780 ne rinunziarono il giuspadronato a favore delle monache di S. Donato in Polverosa, siccome lo attesta un'iscrizione in marmo murata sulla facciata esteriore di quel tempio, la nomina del di cui parroco spetta attualmente al Principe.
La parrocchia di S. Iacopino in Polverosa nel 1833 contava 1368 abitanti.
IACOPINO (S.) IN POLVEROSA nel suburbio occidentale di Firenze. - Si aggiunga. - Fra le memorie relative all'ospedale di S. Eusebio de'Lebbrosi in Polverosa citerò una carta dell'Arte de'Mercadanti ora nell'Archivio Diplomatico Fiorentino del 26 maggio 1264, relativa alla vendita fatta al rettore della mansione de'SS. Iacopo ed Eusebio de'Lebbrosi, ed ai due consoli dell'Arte de'Mercadanti di Calimala, custodi e difensori di detta mansione, di un pezzo di terra vignata posto fra l'Arcora nel popolo di S. Lorenzo di Firenze per il prezzo di lire 169 e denari 30 di fiorini piccoli.
POLVEROSA (S. JACOPINO IN). - Cotesta cura suburbana di Firenze nel 1815 aveva 1761 persone nella Comunità principale del Pellegrino, ed una frazione di 398 individui entrava in quella di Firenze. Totale Abitanti 2159.
ASSE (PONTE DELL') o ASCIO. Varii sono i ponti costruiti in origine di legname per attraversare i fiumi lungo le strade più frequentate. Tali sono il ponte dell'Asse nel pian di Lecore fra S. Pietro a Ponti e Poggio a Cajano, il Ponte all'Asse sul Mugnone fra i borghi di Ponte a Rifredi e di S. Jacopino,un miglio a maestro di Firenze; il ponte dell'Asse che cavalca il fiume Greve nel popolo di S. Alessandro a Gingoli, miglia toscane 2 1/2 a libeccio di Firenze. Quasi tutti questi ponti sono vicini, o introducono in un qualche borghetto.
Fonte:Dizionario Geografico Fisico e Storico della Toscana
Nel maggio del 1831 venne pubblicato sull’Antologia del Vieusseux il Manifesto del Dizionario geografico fisico storico della Toscana di Emanuele Repetti. Inizialmente il Dizionario uscì in fascicoli e in seguito, tra il 1832 e il 1845, fu stampato in 6 volumi a Firenze presso l’Autore: il I nel 1833, il II nel 1835, il III nel 1839, il IV nel 1841 e il V tra il 1843 e il 1845. Fin dai primi fascicoli, l’opera fu accolta con molto entusiasmo dai contemporanei e tuttora rimane un testo di larghissima consultazione sia nel campo della ricerca storico-geografica che di quella archeologica, in quanto ricco di utili e preziose informazioni su luoghi, fiumi, monti, valli e province della regione.
L'intero dizionario, digitalizzato dal Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Università degli Studi di Siena, è disponibile sul sito Repetti on-line.